Uno dei primi argomenti che I.Fo.R.Lab. ha avuto modo di trattare quando ancora era in fase costitutiva è la ricerca di persone scomparse. Attraverso la collaborazione nata con H.B.D.D. , abbiamo contribuito per gli aspetti investigativi al “1° Workshop Italiano sui protocolli operativi per la ricerca delle persone scomparse” e successivamente, a marzo 2012, alla prima Operazione Multinazionale e Multidisciplinare tra Italia e Svizzera, ovviamente sempre nel settore della ricerca delle persone scomparse. (Ad oggi, anno 2022, l’ “Operazione Multinazionale e Multidisciplinare per la ricerca di persone scomparse vittime di reato ed eventi inerenti connessi” o altrimenti nota come “O.M.M.P.S.”, organizzata a cadenza annuale proprio dal 2012, giungerà alla sua nona edizione e sarà condotta dalle unità operative ARS.)
L’argomento è sicuramente delicato e giustamente sotto i riflettori dell’opinione pubblica. Solo in Italia, da quando è iniziato il censimento, si registrano 24.000 persone scomparse. (Il dato riportato risale all’anno 2014. Attualmente la XXVI Relazione Persone scomparse del Commissario Straordinario per le Persone Scomparse riporta quanto segue: “I dati generali sul fenomeno – a partire dal 1° gennaio 1974 e fino al 30 novembre 2021 – vengono riassunti in 276.371 denunce di scomparsa registrate nelle banche dati delle Forze di Polizia dei quali 208.344 riguardano soggetti ritrovati, mentre 68.027 risultano le persone registrate come ancora scomparse.”)
Un numero importante che la dice lunga sul perché vi sia tanta attenzione da parte della gente. Solo qualche decina di anni fa si liquidava il problema ritenendolo connesso ad allontanamenti volontari, a rapimenti di persone facoltose, oppure a regolamenti di conti della criminalità organizzata (cd. “lupara bianca”). Un numero così importante evidentemente non può essere coperto solo da tale casistica ed a conferma di ciò ci sono tanti casi di cronaca che hanno tenuto e tengono tuttora con il fiato sospeso per le sorti di persone comuni (Yara Gambirasio, Sarah Scazzi, Denise Pipitone, Roberta Ragusa, sono solo i nomi più noti di un lungo e triste elenco), con una vita apparentemente normale tanto da far riflettere chiunque sul “potrebbe capitare anche a me”. Una riflessione che sicuramente incute timore, preoccupazione, ma, allo stesso tempo, attenzione ed interesse, due elementi che spingono ad investire risorse per contrastare questo fenomeno. Già si è detto molto sull’argomento. Numerose sono le trasmissioni televisive dedicate e le informazioni su internet non mancano, tuttavia le impressioni raccolte durante i diversi incontri sull’argomento lasciano trasparire alcune problematiche che cercheremo di sviluppare fornendo alcuni consigli (si spera utili) per chi vuole, per necessità o cultura personale, approfondire.
LE DUE GRANDI CATEGORIE:
Iniziamo con una divisione dei casi di scomparsa in due grandi categorie:
- Scomparsa dipendente da reato.
- Scomparsa non dipendente da reato.
Queste due grandi categorie a loro volta si scompongono in diverse altre sottocategorie. Questa prima suddivisione è importantissima, perché da essa dipende un diverso modo di agire nelle attività di ricerca. Una divisione che è recepita nelle “linee guida per favorire la ricerca di persone scomparse” emanate con circolare del 05 agosto 2010 da parte del Commissario Straordinario del Governo per le persone scomparse, istituito presso il Ministero dell’Interno. Il testo, facilmente reperibile su internet, sostanzialmente dice che nel primo caso le attività di ricerca sono gestite e coordinate dall’Autorità Giudiziaria, nel secondo dalle Prefetture, operativamente supportate dalle strutture di Protezione Civile. “Per ogni categoria, in relazione alla motivazione della scomparsa (così come individuata all’atto della denuncia) dovrà essere prevista una specifica procedura di attivazione delle ricerche, salvo i casi in cui la scomparsa sia connessa alla commissione di un reato. In tale ultima ipotesi resta riservato all’Autorità Giudiziaria competente l’iniziativa di autorizzare specifiche attività di ricerca.” È una distinzione non solo formale, ma sostanziale. Nella scomparsa dipendente da reato l’obiettivo non è solo trovare la persona, ma anche individuare l’autore del reato. Anzi, molto spesso l’esperienza insegna che individuando l’autore del reato si riesca a trovare la persona. Nel caso di scomparsa non dipendente da reato, l’unico obiettivo è trovare la persona scomparsa.
Se si comprende questa notevole differenza di approccio e di esigenza, si comprende anche il perché, visti dall’esterno, Autorità Giudiziarie e Forze di Polizia sembrano muoversi con lentezza rispetto al fermento che la gente comune riterrebbe necessario nell’immediatezza di una scomparsa. È il motivo per cui spesso si alimentano critiche verso le Istituzioni e ci si interroga sui ritardi e su ciò che era meglio fare o non fare. Da un lato vi sono le spinte emotive di chi vorrebbe il territorio nazionale invaso giorno e notte di squadre che si muovono alla ricerca degli scomparsi, dall’altra la necessità di procedere ad una individuazione e raccolta attenta e sistematica degli elementi informativi evitando di inquinare, con eccessiva ed indiscriminata presenza, la scena o le scene del crimine, che contengono preziosissime informazioni che raccolte una per una forniscono la soluzione del caso. Immaginate una enorme caccia al tesoro, dove il biglietto dell’indizio è nascosto nel posto più impensato. Se quel biglietto è l’unico che vi consente di passare alla fase successiva vi muovereste invadendo il territorio con centinaia di persone, con il rischio che l’indizio venga disperso, oppure adottereste un sistema di ricerca meno invasivo, ma più organizzato e sistematico? C’è poi un altro aspetto assolutamente non secondario. Se siamo di fronte ad un reato, vuol dire che c’è un criminale (o più di uno) che deve essere preso e fermato, non solo per evitare che faccia del male alla persona scomparsa, ma anche, che possa ripetere la sua azione criminale nei confronti di altri. Indubbiamente nessuno vuol fare una difesa a spada tratta o sostenere che tutto funzioni alla perfezione. Il sistema di contrasto al fenomeno delle scomparse è ancora in evoluzione, ma comprendere le finalità che perseguono le istituzioni aiuta sicuramente a fornire, da parte di tutti, il giusto contributo.
Ecco, quindi, qualche consiglio pratico, non esaustivo, ma che sicuramente aiuta ad affrontare meglio la situazione, sia per chi viene purtroppo colpito da una scomparsa, sia per chi vuol dare una mano:
- Evitare il fai da te.
- Non inquinare.
- Raccogliere informazioni descrittive sullo scomparso.
- Raccogliere informazioni sui motivi della scomparsa.
- Collaborare con le Istituzioni.
- Diffondere.
EVITARE IL FAI DA TE:
In occasione di scomparse la tentazione di fare in proprio, ritenendo che si stia facendo poco da parte di chi dovrebbe, è direttamente proporzionale al coinvolgimento emotivo nella vicenda. Tuttavia, come si è detto, il rischio di muoversi distruggendo o rendendo inutilizzabili tracce importantissime è elevato. È meglio rivolgersi alle Istituzioni, alle associazioni specializzate ed anche, se ritenuto necessario, a dei professionisti del settore, purchè siano in grado di offrire garanzie reali sulla capacità di sapersi muovere in tali contesti. Valutate questi interventi, per quanto possibile in accordo con le Istituzioni impegnati nelle attività.
NON INQUINARE:
Direttamente collegato al punto precedente, il concetto d’inquinamento in senso tecnico deve intendersi con la alterazione, e conseguente dispersione, di tracce rilevanti ai fini investigativi, causata dall’intervento di elementi esterni, sopraggiunti successivamente. Immaginiamo se dovessimo avviare una ricerca in un bosco inondandolo di centinaia di persone che si muovono calpestando e alterando. Pensiamo alla fine che potrebbe fare una piccola traccia biologica presente su una foglia. Consideriamo poi che ogni luogo che riteniamo sia stato interessato dal passaggio della persona scomparsa, potenzialmente contiene elementi informativi sia sullo scomparso che sull’autore del reato. I luoghi possono essere i più disparati: il bagno di una stazione, un negozio, la metropolitana, una chiesa, un bosco, ecc…., muoversi in questi ambienti vuol dire inevitabilmente introdurre elementi personali, spesso sovrapponendoli alla tracce esistenti.
RACCOGLIERE INFORMAZIONI DESCRITTIVE:
Se riteniamo di trovarci di fronte ad una scomparsa, non perdiamo molto tempo nell’informare le Forze di Polizia. Le prime ore sono preziose. Tuttavia capita spesso che chi denuncia una scomparsa fornisca una descrizione troppo sommaria del soggetto da ricercare, mentre è utile fornire più indicazioni di dettaglio. Prima di uscire per denunciare la scomparsa, raccogliete quindi ogni elemento utile a descrivere la persona: fotografie recenti, radiografie, misure, colore e descrizione degli abiti indossati, caratteristiche fisiche, presenza di segni distintivi (cicatrici, tatuaggi, difetti fisici, interventi chirurgici, difetti di pronuncia, ecc..), abitudini, personalità, carattere, luoghi frequentati ecc. In alcuni casi vi verrà chiesto di compilare la scheda RISC contenente numerose informazioni descrittive che andranno ad alimentare il database nazionale sulle persone scomparse. Più è dettagliata la descrizione maggiori sono le possibilità di mirare le ricerche.
INFORMAZIONI SUI MOTIVI:
Proprio per inquadrare meglio il tipo d’intervento, è necessario capire sin da subito se siamo di fronte ad un reato o meno. Premesso che pensare al peggio non fa mai male, è bene aiutare gli inquirenti nel comprendere bene ciò che è accaduto. Raccogliere dati informativi sugli ultimi movimenti della persona scomparsa è fondamentale:
- Compiliamo quindi un elenco quanto più dettagliato delle persone che sono state in contatto recentemente con la persona da ricercare;
- Riferiamo su possibili problemi esistenti a livello personale, sentimentale, di lavoro o economici;
- Descriviamo chi sono le persone che abitualmente sono frequentate dallo scomparso;
- Forniamo recapiti telefonici, numeri di conti correnti, carte di credito, tessere, ecc…
Quando fornite delle informazioni riferite anche sul grado di attendibilità della notizia, in modo da consentire di valutare il valore di attendibilità della stessa. Non c’è cosa più dannosa di una notizia infondata che distrae risorse per poi rivelarsi del tutto inutile.
COLLABORAZIONE CON LE ISTITUZIONI:
Sia che siamo coinvolti direttamente che nel caso in cui vogliamo essere di aiuto, è indispensabile cercare il contatto con le Istituzioni direttamente impegnate nelle indagini. Questo anche nei rapporti con i mezzi di informazione. A proposito si riprende ciò che viene detto nella citata circolare dell’Alto Commissariato:
“I RAPPORTI CON I FAMILIARI DEGLI SCOMPARSI : Fermo restando, ovviamente, il dovere di riserbo investigativo e di obbligo del segreto, ai sensi dell’art. 329 c.p.p., nel caso di scomparsa collegata a reato, a partire dalla prima fase informativa è essenziale che gli operatori provvedano a supportare i familiari degli scomparsi, sia per fornire chiarimenti sugli sviluppi delle battute di ricerca che per assumere ulteriori e più approfondite informazioni sulla persona e sulle circostanze dell’evento. In alcuni casi, soprattutto quando la pressione mediatica sulla famiglia è forte, sarà opportuno individuare, all’interno della Prefettura, un referente in grado di fornire le possibili informazioni sulle battute di ricerca. Per quanto riguarda le forze di Polizia si rinvia alle disposizioni impartite dai rispettivi Organi di vertice e direttive del Capo della Polizia, nella sua qualità di Direttore Generale della Pubblica Sicurezza.
Per la sua rappresentatività a livello nazionale, l’Associazione “Penelope” costituisce un punto di riferimento molto utile per il sostegno legale e psicologico ai familiari degli scomparsi. A tale Associazione, si aggiungono quelle operanti a livello locale e quelle specializzate in taluni settori, come ad esempio “Telefono Azzurro” per i minori e l’Associazione “Alzheimer Uniti” per i malati di Alzheimer. “
DIFFUSIONE:
La diffusione dei dati identificativi del soggetto da ritrovare è sicuramente fondamentale. Per cui è veramente utile, piuttosto che improvvisarsi investigatori, creare una rete sempre più ampia di persone che conoscono i dettagli della persona da ricercare. Per questo possiamo utilizzare non solo gli strumenti tradizionali, ma anche quelli offerti dall’informatica e da internet. Ci sono molti siti specializzati su cui pubblicare foto e descrizioni, ma anche il passaparola su Facebook è efficace. Anche qui vale lo stesso principio, ossia divulgare dati oggettivi, privi di impressioni e valutazioni che rischiano di compromettere il risultato o risultare fuorvianti e, soprattutto, fornire elementi di dettaglio. Diverso è il rapporto con i mass media per la divulgazione di notizie inerenti alle ricerche ed alle attività in corso. In questo caso è utile richiamare quanto detto dall’alto Commissariato:
“I RAPPORTI CON I MASS MEDIA: Fermo restando, ovviamente, il dovere di riserbo investigativo e di obbligo del segreto, ai sensi dell’art. 329 c.p.p. nel caso di scomparsa connessa a reato, nelle altre ipotesi, le relazioni con i mass media dovranno essere basate su una strategia “ad hoc”. È possibile nominare un responsabile in rappresentanza della Prefettura. Per le Forze di Polizia, valgono le disposizioni emanate dai rispettivi Organi di vertice e quelle impartite dal Capo della Polizia quale Direttore Generale della Pubblica Sicurezza. Una gestione attenta delle relazioni con i media, in caso di battute di ricerca, rende necessario tenere presente che:
- I mass media sono utilizzati per appelli volti ad acquisire ulteriori informazioni, ovvero per interessare una platea più vasta di cittadini;
- L’uso delle metodologie di comunicazione favorisce lo scambio informativo;
- L’uso di media specializzati agevola il flusso informativo.
È determinante, pertanto, organizzare adeguatamente la modalità di gestione del volume e della qualità delle informazioni ricevute. A livello locale dovrà essere valutata la possibilità di avvalersi di appositi disciplinari per la gestione dei rapporti con i media, al fine di determinare i limiti e le modalità per soddisfare la richiesta di informazioni”.
[Articolo tratto da I.Fo.R.Lab. (www.iforlab.it) pubblicato su “Detection Dogs & Forensic Resources Magazine” (anno 2014). A cura di Luigi Perri, Docente di Tecniche Investigative presso Scuola Allievi Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri (viale XI Agosto, 187, Firenze)]